sabato 21 giugno 2014

Il racconto di un ragazzo che non c'è più. #14

14.

I giorni si scambiavano il testimone veloci, e lui non riusciva a starci dietro, si sentiva mancare qualcosa, come se un chiodo gli si fosse piantato in un piede ed ogni passo che avanzava verso un nuovo giorno gli provocasse un dolore insopportabile. In quei giorni pensò molto, sempre meno sonno e più pensieri appesantivano le sue palpebre, si sentiva la testa schiacciata in una morsa, ogni volta che il pensiero tornava ad Elisa un pugno invisibile gli rompeva il naso facendolo sanguinare. Era distante, da tutto e da tutti, si era isolato in un pianeta in cui solo lui poteva arrivare, era lì che si rifugiava cercando scampo da quel fiume in piena che usciva dal suo cervello.  Ed è lì, in quel posto sperduto fra i suoi pensieri che scrisse della distanza invisibile che c’era tra lui ed Elisa, un vuoto lungo dieci passi, un burrone immenso.


Dieci passi.

Dieci passi,
le vedo sorridere
gli occhi.
Una storia,
ora guarda in basso.

Siamo tanto lontani
da poterci abbracciare,
tanto vicini
da non poterci salutare.
Lo stesso motivo che ci divide
c'ha presentati.

E poi
arriva uno stralcio
di sguardo,
il cielo,
tutto si prende una
pausa, sospesi.

Ma il tempo
scorre, e
le storie finiscono.

Devo andare,
dieci passi,
ricorda.


Tutti notarono la distanza che lui aveva posto tra i suoi occhi ed il mondo, anche Amelie, che una sera, mentre lui l’accompagnava verso casa, arrivati all’entrata del suo palazzo gli chiese: “In questi giorni ti vedo strano, che succede?” “Ma niente, sono parecchio pensieroso ultimamente.” “A cosa pensi?”. L’aria quella sera era più fresca del solito, poco prima un temporale aveva portato via con se l’afa che divorava la città, un brivido di freddo percorse la schiena di lei, si sedettero sulle tre scale che portavano all’entrata del condominio di Amelie, lui prese un respiro, e disse: “Sai, sono stati giorni un po’ strani questi per me, ho interrotto un’amicizia fondamentale, e mi vergogno quasi a dirlo, ma per nulla.” “Ma come? E perché l’hai fatto?” “Per salvarne un’altra, che sta precipitando sempre di più nell’anonimato.” “Stai parlando di Stefano vero?” “Si, ho detto ad Elisa che era meglio se non ci sentivamo più, ed è stato un colpo tremendo per me. In più Stefano fa finta di nulla, e questo mi fa ancora più male.” “Dai, racconta.”.

Quella sera lui raccontò ad Amelie tutta la sua storia, dall’inizio alla fine, gli parlo di Stefano ed Elisa, di come il sentimento per quest’ultima era cambiato, e di come non sarebbe dovuto accadere. Lei ascoltava in silenzio, a volte muoveva lento il capo in su e in giù, facendo segno di capire cosa lui stesse passando, lui vomitò tutto ciò che aveva dentro, tutte le sue paure, i suo pentimenti, quando arrivò alla fine ci fu un momento di silenzio, gli sembrò di percepire l’aria vibrare lieve per poi fermarsi, come quando tocchi appena la superficie di un bicchiere pieno d’acqua.

Amelie sorrise comprensiva, e poi come per ricambiare tutta la fiducia che lui aveva riposto in lei raccontandole la sua storia, iniziò a raccontare la sua. Quella storia parlava di Stefano, della loro relazione, di come era stata presa da lui, e di quanto fosse rimasta segnata dalla decisione di Stefano di lasciarla, diceva di aver pianto per lui, ma di essersi accorta dopo che non c’era motivo di sprecare lacrime per uno così. Poi disse di aver conosciuto un altro ragazzo, raccontò che stava incominciando a frequentarlo, e poi smise improvvisamente di emettere parole, quasi come le mancasse l’aria. I due si sorrisero, era così poco che si conoscevano eppure sentivano che c’era qualcosa di speciale tra di loro, era tardi ormai, e senza che loro se ne fossero accorti era passata quasi un’ora. 

La temperatura si era abbassata ancora, e Amelie rabbrividì lievemente per il freddo, lui vedendola infreddolita prese una felpa che aveva nello zaino e gliela porse, lei la mise e sorrise ancora,
con i suoi occhi che alla luce dei lampioni brillarono ancora più belli.


G.R.

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